Migrare sul Cloud: da dove iniziare?
Da tempo i nostri clienti mi chiedono supporto per valutare benefici, costi ed impatto tecnologico o organizzativo, grazie a cui quantificare i possibili vantaggi di un progetto mirato a migrare sul cloud.
– Luca Soravia, Relog
Da relativamente pochi anni si parla di “cloud” come la nuova frontiera verso cui si sta evolvendo il mondo informatico. In realtà chi, come me, da quasi 30anni si occupa professionalmente di informatica, sa bene che la definizione di “cloud” costituisce solo il riconfenzionamento, dal punto di vista comunicativo, di soluzioni tecnologiche spesso già presenti da molti anni.
Il continuo miglioramento e la diffusione della connettività geografica a basso costo (leggi Internet), nell’ultimo decennio hanno reso accessibile ad un pubblico aziendale più vasto ciò che prima era tipicamente dominio delle banche o delle grandi aziende. Le stesse soluzioni tecnologiche che negli anni ’90 progettavamo per consentire alle filiali delle banche distribuite nelle aree di montagna di accedere in tempo reale ai sistemi centrali, infatti, potrebbero oggi venire definite come soluzioni di “private cloud” dagli specialisti della comunicazione di marketing.
A prescindere dalle definizioni, quindi, da molto tempo i nostri clienti mi coinvolgono per valutare benefici, costi, impatto tecnologico ed organizzativo, in relazione a cui quantificare i possibili vantaggi di un progetto mirato a migrare sul cloud (“cloudizzazione“).
Per cominciare: definire gli obiettivi concretamente realizzabili
La corretta valutazione di un progetto di migrazione sul cloud, richiede l’adozione di una visione sistemica particolarmente complessa ed olistica, poiché oltre che degli effetti del progetto a livello tecnico e tecnologico dovrebbe considerare l’impatto organizzativo e, soprattutto, i loro effetti complessivi in termini i costi/risparmi emergenti o cessanti.
Per fare un esempio concreto su un tema con cui molti di noi probabilmente si sono già ripetutamente confrontati, potremmo soffermarci sul progetto di migrazione al cloud di un classico sistema di posta elettronica basato su server interni all’azienda (c.d. installazione on-premises). Le infrastrutture mail server di Microsoft Exchange o IBM Lotus Domino costituiscono certamente gli esempi più significativi, oltre che quelli di gran lunga più diffusi a livello aziendale, ma se ne potrebbero citare anche altre.
Lo scenario di valutazione tipico dovrebbe prendere in considerazione un elenco di costi emergenti o cessanti su base pluriennale, di solito 3-5 anni, periodo che corrisponde al tipico ciclo di aggiornamento dei server di questo tipo. Spesso, purtroppo, le valutazioni risultano essere molto più approssimative.
La tabella seguente costituisce un elenco delle principali voci di costo che andrebbero considerate per migrare sul cloud e, per ognuna di esse, riporta le aspettative standard a livello di variazione di costi/risparmi che caratterizzano i due scenari contrapposti.
La stima delle varie voci di costo può portare a risultati finali differenti caso per caso, a volte anche contrapposti, a seconda di quanta importanza l’azienda attribuisca ad ognuna di esse o in base alla sua attitudine ad assumersi un rischio in alternativa al costo correlato alla rimozione del rischio stesso.
In generale, l’esperienza che ho raccolto sul campo mi porta ad aspettarmi, con maggior frequenza, una prevalenza dei vantaggi derivanti dallo scenario cloud.
Questa prevalenza di vantaggi, inoltre, risulta crescente con il trascorrere del tempo, come conseguenza di vari fattori:
- continuo aumento della complessità tecnica dei sistemi on-premises (o on-site) di posta elettronica rispetto alle modalità di utilizzo on-line (i.e. cloud);
- inarrestabile incremento della quantità dei dati da gestire, archiviare e backuppare (nel caso specifico numero di mail e loro dimensione);
- costante riduzione dei costi delle soluzioni cloud.
La successiva rappresentazione grafica ha per oggetto gli stessi contenuti della precedente tabella ma consente di evidenziare, più chiaramente, le probabili aree di maggior convenienza di un progetto di migrazione cloud di un sistema di posta elettronica rispetto ad una soluzione di aggiornamento on-premises:
Migrare sul cloud un sistema di posta elettronica (e.g. Exchange Online) costituisce comunque solo un esempio, per quanto significativo e molto comune negli ultimi anni.
Analoghe considerazioni potrebbero essere estese ad altre infrastrutture informatiche ormai pronte per beneficiare di un approccio di questo tipo, come ad esempio i portali web di interfacciamento ai clienti o ai fornitori, sempre più indispensabili ai processi di digital transformation delle aziende, necessari per la loro evoluzione secondo i paradigmi dell’Industria 4.0.
Migrare sul Cloud favorisce la riduzione dei costi ICT?
Se comunque, con un’estrema semplificazione, volessimo sintetizzare le principali voci che determinano la riduzione dei costi ICT come effetto di un progetto di migrazione al cloud, potremmo citare:
1. Riduzione dell’hardware
(Ad esempio server, backup, gruppi di continuità, condizionatori, ecc.): E’ ovviamente tra gli effetti economici positivi più facili da quantificare anche se la relativa riduzione dei costi è in parte mitigata dall’ormai ampia diffusione dei sistemi di virtualizzazione. In alcuni casi, inoltre, è necessario tenere conto dei costi che, sul fronte opposto, emergono dall’adozione di infrastrutture e tecnologie per la connettività Internet più affidabili e performanti (es. linee di collegamento, firewall, load balancers, ecc.).
2. Diminuzione dei consumi elettrici
Spesso trascurata soprattutto a causa della difficoltà di valutare i consumi medi dei singoli componenti tecnologici nel sistema complesso di una sala server, contesto in cui la misurazione istantanea dei consumi, di solito, varia considerevolmente nel corso delle 24 ore. C’è poi da tenere conto delle necessità di raffreddamento della sala CED, la cui variabilità è invece su base stagionale. Infine, quasi sempre esiste la complicazione di distinguere il consumo elettrico della sala server da quelli del resto dell’azienda (uffici ed eventuali macchinari). Come risultato, pochi arrivano a considerare che un singolo server di medie dimensioni, assieme ad i vari dispositivi che ne garantiscono una buona efficienza ed affidabilità (switch e router di rete, switch KVM, gruppi di continuità, condizionatori, ecc.) può facilmente generare consumi medi compresi tra i 1500 ed i 2500 Euro l’anno, e oltre. *
3. Semplificazione della rete IT
Migrare sul cloud i servizi, oltre che in minori costi di acquisizione, aggiornamento e manutenzione dell’hardware, si traduce in minor complessità in fase di configurazione e di troubleshooting dei problemi, minor fabbisogno di competenze tecniche interne o esterne all’azienda (consulenze informatiche) e, infine ma certamente non meno importante, minori possibilità che un malfunzionamento tecnico possa tradursi in una riduzione generalizzata e molto costosa della produttività aziendale (waste, sprechi).
Ad ogni modo, alcune delle voci di costo elencate nella precedente tabella sono di facile quantificazione (es. licenze software, acquisizione hardware, ecc.) ma altre risultano molto difficili da valorizzare nei casi reali, rischiando quindi, di sfuggire alla misurazione. La loro mancata quantificazione, tuttavia, rischia di falsare irrimediabilmente il confronto costi/benefici dei due scenari.*
Per comprendere meglio il valore economico di una migrazione sul cloud è utile qualche dato numerico:
Il prossimo articolo descriverà un caso reale che Relog ha seguito, particolarmente utile a questo fine. Nell’attesa è possibile fare riferimento alla nostra pagina contatti per qualunque curiosità in merito.
– Luca Soravia
* Come in precedenza già evidenziato, la stima dei consumi elettrici, ad esempio, pur costituendo uno dei costi più importanti, è tra i più difficili da misurare poiché i fattori in gioco sono molteplici ed estremamente complessi. Senza contare che, quasi sempre, la bolletta elettrica della sala server risulta annegata in quella che comprende gli uffici se non addirittura macchinari di produzione particolarmente “energivori”. Anche se misurato con appositi strumenti, il consumo di un server risulta di solito molto variabile nel corso delle 24 ore e, a volte, anche su base settimanale, mensile o stagionale. Inoltre la misurazione di un singolo server non tiene conto dei consumi ad esso correlati, come quelli legati al raffreddamento della sala CED, la cui variabilità è stagionale, o derivanti dalla gestione dei backup notturni e settimanali poiché si tratta di un’attività di solito condivisa con altri server, o dei costi correlati alle attività in rete con gli altri server.